La Carta di Roma: uno strumento

A volte si ha l'impressione che tutto sia lecito, nell'ambito del linguaggio giornalistico. 

Sembra cioè che qualsiasi termine, qualsiasi metafora e qualsiasi correlazione siano giustificabili, purché attraggano il lettore e stimolino la sua curiosità. Soprattutto sul web, oggi è possibile assistere a una continua gara a chi "spinge" di più: una costante ricerca dell'espressione più forte, più catchy, più urlata. 

Ciò nonostante, il sistema informativo ha comunque delle responsabilità, soprattutto quando si occupa delle minoranze. Il modo in cui le racconta, le parole che usa, i temi che seleziona, tutto ciò contribuisce a modellare l'opinione comune. 

Per questi motivi, dopo l'istituzione dell'albo professionale nel 1963, il giornalismo italiano ha approvato numerosi strumenti di autodisciplina. Tra questi, oggi mi vorrei soffermare sulla Carta di Roma

www.cartadiroma.org

Nel 2008 il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana hanno varato la Carta di Roma, ossia un protocollo deontologico per una corretta informazione sui temi dell'immigrazione; in altre parole, un elenco di linee guida e suggerimenti rivolti ai giornalisti italiani, per far sì che essi usino il linguaggio migliore possibile per riferirsi a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti

In particolare, il codice deontologico invita a:

1. "Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore e all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri;
2. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti;
3. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità e all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;
4. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni".

Tre anni dopo, nel dicembre del 2011, è nata l'Associazione Carta di Roma, con l'intento di promuovere il suddetto protocollo, e di diventare un punto di riferimento per tutti quelli che ogni giorno si occupano dei temi della Carta (quindi non solo giornalisti, ma anche enti di categoria, istituzioni, associazioni e attivisti). 
Cosa fa l'Associazione. Fonte: cartadiroma.org
L'Associazione inoltre promuove:

- "attività di formazione rivolte agli operatori dei media;
- attività di ricerca e di monitoraggio dell’informazione;
- l’organizzazione di momenti di riflessione e seminari di studio sul tema della rappresentazione di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti;
- l’istituzione di premi speciali volti a favorire una informazione corretta e responsabile sui temi centrali della Carta di Roma;
- la promozione di iniziative di comunicazione e di eventi pubblici volti a favorire una informazione responsabile e corretta sui temi legati all’immigrazione, al diritto d’asilo e alle minoranze;
- lo sviluppo della cooperazione tra operatori dell’informazione, istituti universitari, organizzazioni della società civile ed editori al fine di promuovere il rispetto e la garanzia dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti".

Oltre al codice deontologico, sul sito cartadiroma.org è possibile prendere visione del Glossario e del Rapporto annuale curati dalla stessa Associazione. Nel Rapporto viene illustrato come, nell'anno in analisi, stampa e tv hanno parlato di immigrazione e di migranti. Vi invito, in ogni caso, a visitare il sito per avere una panoramica migliore di tutto ciò che è a disposizione degli utenti.  

Valerio Cataldi, presidente dell'Associazione, in un'occasione ha dichiarato: “Le parole non sono mai sbagliate. È l’uso che ne facciamo che può essere sbagliato, che può deformare il fatto che viene raccontato. Nel racconto delle migrazioni è sempre successo che le parole disegnassero il fenomeno con una forma diversa da quella reale”.

Da qui in avanti, dunque, mi soffermerò proprio su queste parole e su alcune correlazioni usuali ma inesatte. Con l'obiettivo di veicolare un messaggio, ossia che non è importante solo ciò che diciamo, ma anche le parole che scegliamo, perché definiscono noi stessi e incidono - materialmente - sulla vita dei singoli.

Serena D'Angelo
serenadangelo93@gmail.com
Instagram/Facebook: @sfocature

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